Il Maridà le Püte torna in trasferta

Su invito del Prof. Giovanni Mocchi porteremo il Maridà le püte al festival della Biodiversità di Milano.

Forti della biodiversità culturale che Saviore possiede, daremo una dimostrazione del Maridà le püte, mentre i ragazzi di Valle porteranno le loro “ciòche” per un assaggio della Pisa Ege. Il tutto si svolgerà presso il Parco Nord di Milano per l’esattezza nel prato antistante la cascina centro parco sabato 20 settembre alle ore 16.00, all’interno dell’evento chiamato La Festa del Sole, (per info http://www.festivalbiodiversita.it/dettaglio_evento.asp?catalogID=18&id=80).
Monteremo un gazebo e dei tavoli così da poter esporre del materiale informativo riguardo Saviore e tutto il suo bagaglio culturale come il recupero delle tradizioni, le erbe, le profonde connessioni con gli Indiani d’America e la cultura Tibetana. Illustreremo gli aspetti paesaggistici come i bellissimi panorami, la nostra buonissima e purissima acqua, i sentieri di montagna e le impegnative vie d’arrampicata della Valsalarno e Valle Adamè. Inoltre porteremo foto e tutto quanto può servire per promuovere il nostro Paese che, a differenza di quanto crediamo, ha molto da offrire.
Per realizzare tutto questo sono scese in campo le associazioni Gruppo Sportivo, Amici della Natura, Alpini, Gruppo Resistere, Comitato e Podistica Valle Adamè. Un grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale che si è dimostrata sensibile a questi temi tanto da offrire, a supporto della trasferta, il bus comunale con tanto di autista.
Oltre al loro impegno chiedo a tutti un caloroso sostegno partecipando alla trasferta, se non potete fisicamente almeno fatelo con il cuore, magari commentando gli articoli che troverete su questo blog e diffondendo la notizia a tutti i vostri contatti.

Grazie a tutti, a presto.

L’edera ed i capelli

Una signora di Saviore veniva sempre da mia mamma a prendere delle foglie di edera (Hedera Helix), per farne un decotto con cui risciacquare i capelli dopo averli lavati. Questo rimedio serve a togliere l’elettricità statica e a renderli più lucidi. Non saprei dirvi se funziona perché a me i capelli sono volati via tanti anni fa insieme all’elettricità statica, ma per chi ancora gode di una fluente chioma consiglio di provarci, la nostra amica conosceva molto bene le erbe ed i loro benefici. Fatemi sapere, grazie

Zèrbànèk

Ginepro a Saviore: ovvero essere al centro del mondo e non saperlo. Tre anni fa, all’inizio dell’estate, poco prima dell’imbocco della Val d’Adamè, Cecil Cross WICHASHA WAKAN-Uomo sacro, dei Lakota Oglala, si chinava su un cespuglio di ginepro nano e, dopo un canto rituale ed una preghiera, ne raccoglieva un rametto verde e profumato. Non parlò, come per tutte le cose importanti, non ritenne di doverci dire qualcosa; si limitò a farci notare che nel momento in cui stava per tagliare il ramo, una nuvola si era avvicinata e ci aveva accolto. Era il fiato di TUNKASHILA (gli antenati). Due anni dopo il Geshe Lha Tenkiong ci disse che il ginepro è una pianta sacra in tutta l’Asia continentale, come la salvia bianca dei Nativi nordamericani, serve ad allontanare le entità negative. Parlandone a Saviore abbiamo scoperto che anticamente si teneva la: “Prucissiù dei zèrbànék”. In località Dàse, nella parte alta del paese, nel giorno di San Marco (25 aprile), le donne raccoglievano alcuni rami di ginepro, li portavano in chiesa dove venivano benedetti e distribuiti a tutte le famiglie. Nel corso dell’anno, in previsione di difficoltà (malattie, eventi naturali, presenze indesiderate), all’entrata della casa, sulla porta, venivano incrociati: “Moèta e barnàs” e sopra si metteva il ramo di ginepro da bruciare ritualmente. Lo scorso anno abbiamo ripreso la processione tornando così a collegare la nostra valle alle montagne dell’Asia e dell’America e, anche se noi non lo sappiamo, le montagne, loro, lo hanno saputo benissimo e, senza dircelo, hanno sorriso. Italo